Come misurare la vitalità delle aziende

10_2015Sul numero di ottobre de L’Impresa, all’interno del “Dossier resilienza”, il mio articolo Come misurare la vitalità delle aziende”.

“Il tema della resilienza delle organizzazioni e dei sistemi economici è diventato centrale. Oggi il dibattito non verte più solo sulle modalità per migliorare le performance delle aziende e accrescere la ricchezza delle economie. La forte instabilità economica, finanziaria, politica e le continue discontinuità tecnologiche mettono sempre più a rischio le imprese che non hanno sviluppato una forte cultura della resilienza. Accade quindi frequentemente che aziende profittevoli, con fatturati in crescita, considerate sane e competitive, entrino improvvisamente in crisi e non sappiano rispondere all’evoluzione del contesto in cui operano.

Sviluppare la resilienza delle imprese comporta una riflessione a 360° del funzionamento delle stesse. Strategia, modalità organizzative, stile di management e politiche HR devono radicalmente essere ripensate con l’obiettivo, non solo di massimizzare una data performance o raggiungere un obiettivo, ma anche di sviluppare la capacità di resistere e adattarsi continuamente ai cambiamenti di scenario.

Accrescere la resilienza delle imprese è quindi un tema ampio e con molteplici punti di vista. Quello su cui vorrei soffermarmi in questo articolo riguarda, a mio parere, il punto centrale della trasformazione aziendale incentrata sulla resilienza. Un aspetto che, se non viene preso nella giusta considerazione, rischia di vanificare tutti gli sforzi mirati ad accrescere la capacità di evoluzione di un’azienda. Mi riferisco ad una riflessione sullo scopo e la natura delle imprese e ad un profondo ripensamento delle relative metriche di performance”.

L’articolo completo è disponibile qui.

3 pensieri su “Come misurare la vitalità delle aziende

  1. Articolo bellissimo, sei sempre illuminante. Mi permetto il “tu” perchè ho avuto il piacere di ascoltarti ad un evento e successivamente chiaccherare un po’ avendoti a tavola di fianco. E’ una soddisfazione leggerti regolarmente sul digest. Complimenti. Luca.

  2. Grazie per l’articolo, sempre come imbattersi in un’oasi.
    L’approccio alla complessità richiede il lungo travaglio di dover rimettere in discussione alcuni postulati centrali della nostra cultura e della nostra formazione. Uno di questi è l’approccio esclusivamente quantitativo ai fenomeni osservati, siano essi elementi di una presunta realtà esterna, sia che si tratti di organizzazioni sociali articolate, come le aziende. I Kpi sono proprio i più avanzati baluardi di questo modo di pensare evidentemente incompatibile con la complessità. Quando si parla di “intangible assets” si parla infatti di fenomeni distintamente percepibili ma che è impossibile sostituire con numeri nei nostri ragionamenti quotidiani. L’espulsione dichiarata della qualità dalla scienza, ratificata da Galileo, ha prodotto le condizioni in cui si manifestano anche i fenomeni osservati nell’articolo. Attivare il fenomeno inverso, capace di ripristinare l’equilibrio omeostatico-dinamico, ormai perduto è uno sforzo titanico ma necessario. La sfida non è quindi ripensare l’azienda, la sfida è quella di ripensare l’osservatore.

Lascia un commento